Interviste

 

 

Daniele Contardo, Fuori dal Mucchio de Il mucchio Selvaggio n.346, Aprile 1999

"Voglio di più", seconda fatica degli Angeli di Roberto "Tax" Farano, prosegue l'evoluzione di un suono con radici nell'avventura internazionale dei Negazione, con in più la scommessa della lingua italiana. Reduce da collaborazioni crossover come quella con Mgz, Tax è autore, vocalist, chitarrista, webmaster e agente di se stesso. Lo spirito continua, eccome.

Come funzionano i nuovi brani in italiano?

In questi primi concerti dall'inizio di gennaio, da quando è uscito il disco , stiamo notando che hanno una presa più forte, più immediata.Nell'album d'esordio cantavo per la prima volta e quindi ero partito con l'inglese perché mi sembrava la via più facile, anche se "E' un angelo" - l'unico pezzo in italiano - aveva dato qualche risultato. Con "Voglio di più" mi sono messo sotto e sono riuscito a scrivere delle cose che credo di cantare in maniera forse più interessante: dico forse perché l'inglese mi piace abbastanza, però è vero che l'italiano dà più incisività. Lo noto io ed il resto del gruppo, ma anche i presenti.

Come si svolge un vostro concerto? Al confronto con il disco, c'é molta differenza di suono e/o impatto?

Bella domanda.Vivo il momento "live" con tensione, sofferenza ma anche con una certa intensità, quindi mi viene un pò difficile parlare ed avere un rapporto, magari scherzoso, con gli spettatori. E' una scelta abbastanza ben definita, nel senso che quello che vogliamo esprimere è la nostra musica: se vuoi , è una cosa anche intima. Il rapporto con il pubblico è comunque importante, perché se la gente reagisce è chiaro che noi tre sul palco ne risentiamo in positivo e diamo ancora di più, ci carichiamo ulteriormente in un circolo vizioso che porta solo, assolutamente, al rock'n'roll!

Come nascono le canzoni, prima la musica o le parole?

Prima la musica. Scrivo quasi tutto io, a parte qualcosa che è farina del sacco di Massimino. In linea di massima suono a ruota libera; quando la musica diventa interessante la proviamo in cantina, dopodiché in un secondo tempo, se vale la pena, sostituisco i lamenti con parole smozzicate mezzo in inglese e mezzo in foggiano, sulle quali poi costruisco il testo vero e proprio.

Ho notato che molti dei nuovi testi parlano di disagio e di rapporti umani, mentre prima affrontavi anche problemi come l'inquinamento.

I temi erano quelli della distruzione della terra e della noncuranza da parte dell'uomo, così come anche del viaggio, dell'avventura, dell'esperienza, anche se poi bene o male tutto era visto attraverso un ottica abbastanza personale. Credo che in quest'album l'ottica personale sia rimasta, anche se gli argomenti sono quelli del disagio giovanile, dell'insoddisfazione, del non essere contenti.... insomma quando si afferma "voglio di più" c'é poco da spiegare...

Come mai un gruppo piemontese incide per un etichetta siciliana?

Se è per questo il disco è stato anche registrato in Francia. Comunque l'etichetta dei Negazione era tedesca e ancora prima avevamo un'etichetta olandese e i dischi li avevamo sempre incisi in Olanda. Non è che la registrazione venga meglio se sei all'estero, però fuori dall'Italia ho notato un atteggiamento diverso, che secondo me è una fondamentale soprattutto per un gruppo agli inizi. Adesso le cose stanno cambiando, certo, però ricordo le prime esperienze di studio a Torino: il fonico era abituato a mixare in un modo che per noi era assolutamente senza senso, con la voce fuori dalla musica. Al di là di questo, è meglio cercare di avere uno, due giorni di seguito con tutto il tempo a disposizione ventiquattro ore su ventiquattroe possibilmente non proprio vicinissimo a casa, dormire nel posto, mangiare nel posto, vivere una situazione sia di gruppo sia di calma, di concentrazione e di totale rilassamento nel realizzare quello che hai provato per mesi. Ritengo che questo sia importante e non è affatto vero che costa di più.

C'è possibilità di un nuovo tour europeo?

Ci sto lavorando. Le possibilità ci sono senz'altro, però per far bene le cose è necessario che il disco sia reperibile nelle località dove ti esibisci; altrimenti si può sempre andare alla ventura come si fece all'inizio, con tutti i relativi problemi di casini e spese.

Nel vostro pubblico ci sono più giovanissimi o più vecchi fan dei Negazione?

L'età varia, però la platea dei Negazione non è solo quella degli ultratrentenni che c'erano anche allora: spesso - sempre con piacere - incontro qualcuno che mi dice "accidenti, non ho mai visto i Negazione perché ero troppo piccolo" e quindi adesso vengono ai concerti degli Angeli. Credo sia bello e produttivo che generazioni diverse, che magari ascoltano musiche diverse, siano assieme nella stessa stanza; un discorso che si è sempre fatto e che ritengo importante è quello di raggiungere anche persone interessate ad altri generi, perché penso che l'intensità di un nostro concerto possa toccare chiunque, anche un estimatore del drum'n'bass.

Il vostro sito Internet (www.geocities.com/SunsetStrip/Club/7750) è pieno di informazioni utili anche a band che vogliano mettersi in pista. Sei tu stesso ad occupartene?

Sì, sì, sempre io: organizzo le date, scrivo , "mantengo" in rete la pagina dedicata agli Angeli che ha anche uno spazio sui Negazione e sulle altre mie avventure musicali e non: è un pò la mia casa e ci scrivo quel che mi pare. Il mezzo Internet è incredibile, parlando anche solo della posta elettronica: purtoppo da noi c'è quella merda di tariffa urbana a tempo e quindi non siamo al livello degli Stati Uniti, al di là del fatto che in Italia l'e-mail è ancora una cosa che pochi possiedono. Oltre a favorire i contatti e a renderli molto più economici, il sito ci permette di far sapere dove suoniamo dal vivo, di raccontare quel che ci succede, di vendere le magliette così come i vecchi dischi dei Negazione, di far ascoltare i nostri brani anche prima che escano su disco....

Se non lo è per gli altri ragazzi del gruppo, la musica è almeno per te, il tuo vero lavoro?

Vivo di musica ma non degli Angeli: è già un pò di anni che realizzo sigle per la Rai e per la radio in genere. E' così che posso permettermi di andare avanti; gli Angeli non danno da vivere, al massimo si recuperano le spese quando si fanno i concerti.

Se una major, o un'indipendente distribuita da una major, specie ora che la categoria punk (tra tante virgolette) è diventata vendibile, vi offrisse un contratto, cosa rispondereste?

Non so. Anni fa avrei rifiutato o comunque sarei stato molto più diffidente, mentre ora valuterei sicuramente l'ipotesi. Io ho avuto una specie di crisi: non ce la facevo più a contare solo sulla fiducia, sull'impegno e sulla parola delle altre persone, e quando per vari motivi tutto ciò viene a mancare e ci si rende conto del fatto di non avere soldi a sufficienza per fare il prossimo disco, è normale pensare "ma perché , invece, non troviamo qualcuno che metta i soldi al posto nostro?" Una volta abbandonata l'idea dell"autoproduzione, non è detto che la differenza tra una multinazionale e un'etichetta gestita da quattro ragazzi che si dichiarano indipendenti fino alla morte sia poi così grande; sta a ciascuno di noi accettare il fatto che in ogni caso il fine è realizzare un prodotto, e quindi giungere alla conclusione che bisogna cercare la maniera di farselo mettere nel culo il meno possibile. Personalmente, rispetto alle faccende del business, provo sempre una certa repulsione, non tanto per partito preso ma perché mi comportano una gran perdita di tempo; però bisogna pensare anche a quelle, o ci si sbatte o non succede nulla. A parte il discorso major-non major, comunque, preferirei usare un pò più la chitarra e un pò meno il telefono.

Sei in contatto con altri musicisti dell'area del cosiddetto nuovo rock?

Ci sono rapporti a livello personale, ma questo non c'entra niente. Ho in camera il manifesto dei Blue Beaters perché ci si conosce da molti anni, però rispetto agli Angeli è tutta un'altra cosa: soprattutto se parliamo di gruppi italiani in generale o di "nuovo rock", categorie che di per sé mi hanno sempre fatto cagare. In ogni caso abbiamo suonato assieme ai Linea 77 che mi sembrano piuttosto interessanti così come i Braindamage o i Meathead: magari musicalmente siamo diversi, ma c'é qualcosa in comune. Non ci sono particolari relazioni, invece, con la scena di Torino, che è piena di band molto giovani con le quali ho l'impressione di non avere affinità: forse dovrei andarle a vedere dal vivo, ma non sono particolarmente stimolato perché...non so, mi sembra di sentire cose che facevo già con i Negazione dieci o quindici anni fà. Non è detto, però, che in futuro non possa cambiare opinione.

Tornando al disco, "Voglio di più" mi ha quasi dato l'idea di un concept: sia dal punto di vista dello sviluppo del suono, con quel modo di trattare i riff e gli accordi, che per quanto riguarda il collegamento delle canzoni.

Abbiamo affinato lo stile, sulla base del primo album - nel quale, va ricordato, avevamo un altro bassista - sulla base di tutto ciò che io e Massimo, il batterista, abbiamo realizzato assieme. "Voglio di più" è venuto fuori abbastanza compatto, mentre "Angeli" era magari più eclettico: qui abbiamo focalizzato l'aspetto che più ci interessava, e quindi è ovvio che ci sia un'impressione di maggiore omogeneità. Stiamo anche lavorando sulla possibilità di diminuire leggermente la velocità di esecuzione: ci piacerebbe analizzare e approfondire la formula di un brano come "Con le mie scuse", che tende più verso la "ballata"...

Però l'impostazione generale è ritmica, densa, marcata, praticamente senza assoli.

Sì, questo è vero: volendo dare spazio alla voce ho dovuto limitare gli interventi di chitarra. Inoltre ho preferito evitare di inserire nel disco, con solo un paio di eccezioni, elementi che non sarebbe stato possibile replicare dal vivo: a meno che, naturalmente, in futuro non si decida di allargare l'organico assumendo un secondo chitarrista.

Prima accennavi al drum'n'bass. Cosa ne pensi dei musicisti che utilizzano il campionatore con spirito "punk"?

Collaborando con Mgz e realizzando lavori di altro genere sono arrivato a capire lo strumento-campionatore, che in effetti può essere usato in maniera estrema. Esistono due diversi approcci: sperimentarci in solitudine oppure metterlo al servizio di un gruppo.Sinceramente, l'idea di unirlo alla chitarra e alla batteria portandolo anche in concerto non mi fa impazzire: piuttosto, mi va di dedicarmi al progetto "suono e sudore" degli Angeli. La nostra è una cosa semplice e diretta: tre persone salgono su un palco, attaccano il jack e fanno musica. Intendiamoci, io trascorro ore e ore al computer e al campionatore, ma mettersi a trafficare con dischetti e hard-disk durante un'esibizione dal vivo...non so, la vedo una cosa poco "fisica"...

 

Pennello, Jammai, 1998

Devo ammettere che se c'e' una cosa che mi mette piu' a disagio di una intervista per scritto e' proprio un' intervista per scritto senza domande. Tranne per il fatto che vengono meno le possibilita' per le domande stupide. Comunque sia il buon Pennello mi ha chiesto di parlare degli Angeli e allora posso iniziare dicendo che siamo in tre, io sono Tax, suono la chitarra e canto, Massimo suona la batteria e Marco Conti il basso. Verso novembre uscira' il nostro secondo disco, si chiamera' "Voglio di piu'" e conterra' 11 pezzi di chitarra scorretta ed insoddisfazione. Perche'? Non ho una risposta precisa per questa domanda. Credo che sia un bisogno personale. Ho 32 anni. Ho incominciato a suonare questa musica quando ne avevo sedici e tante cose sono successe nel frattempo dentro e fuori di me. Una cosa non e' cambiata ed e' quella sensazione che mi fa frizzare il cervello quando tocco le corde della chitarra e la distorsione esce dall'amplificatore. Tutto il resto e' contorno. A volte bello ed essenziale, altre assolutamente inutile e noioso. Ora ci terrei precisare che dopo un po' di tempo mi arrivo' un giorno l'illuminazione che una punk rock band, una canzone da tre minuti, un palco sudato, non sono le cose piu' importanti e fondamentali nel mondo. Pero' dipende anche da come le vivi. Ci sono momenti che rivalutano intere giornate. Ed e' per questo che uscira' il nostro secondo disco. Perche' ancora prima di nascere ci ha dato delle cose belle. Cosi' come il precedente e' stato registrato e mixato in Francia, da e con Iain Burgess, che ormai e' un amico non di sole registrazioni. E questo e' per me importante, sia suonare con un amico che farlo in un posto a se' stante, possibilmente non nella tua citta', lontano dalle distrazioni. Dove puoi suonare i tuoi undici pezzi e cercare di farli buona la prima, che e' la cosa piu' spontanea che ci sia per fermare su nastro tutto il tempo passato prima nell'angolo da dove sto scrivendo e poi nelle intere serate dedicate alle prove in cantina, a trovare il peso giusto da dare a quei giri appena nati. Che cresceranno poi e vivranno sul palco, di vita propria.

Un'altra cosa bella del fare questo disco e' stata la sensazione dell'evoluzione del gruppo. Certo con Massimo avevo gia' suonato in passato ed abbiamo una buona intesa ormai, e qui' ancora un po' di piu'. Inoltre ha anche tirato fuori tre pezzi bellissimi. E nonostante Marco Conti sia entrato solo da pochi mesi e proviene da altre esperienze, l'affiatamento e' buono e devi averlo quando sei in tre. Mi sono sentito anche piu' a mio agio con la voce, dopo la scelta per necessita', ora inizia a piacermi. E' una cosa strana, certo devo sacrificare l'attenzione alla chitarra, ma il fare le due cose insieme mi da' un senso di completezza.

Anche nei testi ci sono state evoluzioni. Gli esperimenti di E' un angelo sono serviti e sono continuati. In questo disco al posto di un pezzo solo in italiano come nel precedente, ce n'e' uno solo in inglese, Breakfast in hell. Sull'essenza invece, credo che i titoli siano sufficenti per capire perche' prima parlavo di insoddisfazione. Niente per me, Non contate su di me, Vivo, Facce sconosciute, Capirai, Il mondo nuovo, Con le mie scuse, Rock'n'roll, Cazzi miei, oltre a quello che da' il titolo al disco, Voglio di piu', appunto.

Cos'e' che voglio di piu'? Voglio di piu' dalla vita, voglio stare bene con il punk rock e anche senza. Voglio essere parte il meno possibile di un mondo che non e' il mio e che non include possibili diversita'. E voglio di piu' anche di tutto quello che ho gia', perche' sono un maledetto insaziabile, di tutto l'amore e la stima degli amici e delle persone che vivono con me e in me.

Roberto Tax Farano - Angeli - 22 settembre 1998

 

Stefano Messina, fanzine, 1998

E' l'una e quarantasette, e sono tornato a casa da poco. Giusto il tempo di fare una doccia perche' arrivo dalle prove e la nostra cantina puzza. E' ovvio. Vorrei farmi un the' caldo perche' mi brucia la gola ma oggi il tipo non mi ha portato la bombola e quindi sono senza gas. E che ci vuoi fare? Non so perche' scrivo questa cosa, ma del resto mi e' stato chiesto di scrivere dei Negazione, pero' oggi e' il primo di settembre del 1998. Il gruppo non esiste da sei anni. Eppure anche stasera ero in cantina. Con gli Angeli. E a novembre esce il nostro secondo disco. Invece dall' 83 al '92 ne abbiamo fatti quattro di dischi con i Negazione. In quasi dieci anni. Ora non so cosa potrebbe interessare sapere a chi sta leggendo questa fanzine, di un gruppo che non suona da sei anni. Forse che Zazzo una volta che stavamo spingendo il furgone perche' era fermo, gli e' passata una ruota sul piede, oppure che una volta in Belgio un cretino che e' salito sul palco si e' inciampato in un cavo e ha buttato giu' la mia testata che non si' e' rotta, ma neanche il cretino. Oppure che Jeff il nostro penultimo batterista, che ora fa' il rapper e si fa chiamare Neffa, ha cantato per la prima volta durante un nostro concerto a Parigi ed in quel pezzo io facevo la batteria con la voce. Massimino e' invece stato il nostro ultimo batterista, ed ora suoniamo insieme negli Angeli. Forse potrebbe interessare che Marco al Monster of Rock per la tensione durante il concerto si e' girato ed ha vomitato sui piedi di un organizzatore che era li' che ci guardava. O forse non interessa. E io che ne so?

Forse Stefano voleva chiedermi cosa ne penso della situazione musicale in Italia oggi, ma poi se ne e' dimenticato. Nel caso posso dire che prima, quando tornavo in bicicletta dalle prove con gli Angeli, ero contento perche' era un po' che non suonavamo ed ero contento perche' presto saliro' di nuovo su un palco. Pero' anni fa' ne facevo una questione vitale. Se non suonavamo per un po' dal vivo, mi sentivo spento. Ora mi piace fare anche altre cose, anche se quando salgo li' sopra non capisco piu' niente, nonostante la gente che vedo che mi vede la vedo meno spontanea. Forse anch'io lo sono. Forse no. I gruppi invece. Ci sono un sacco di gruppi. Io non li vedo mica tutti pero' di quelli che vedo me ne piacciono pochi. Forse perche' sembra sempre che anche il gruppo con meno esperienza se la tira gia', mentre quelli che piacciono alla gente, io non lo so, ma una volta certi gruppi non sarebbero piaciuti a nessuno, e non mi sembra altro che un abbassamento del livello di qualita' richiesta da parte di chi ci va ai concerti, e soprattutto di quelli che tornano a casa contenti. Certo i gusti sono personali ma la musica leggera, per me, e' musica leggera. Quelli che fanno musica pesante invece hanno forse avuto troppe cose da ascoltare e le hanno sentite bene, forse anche troppo bene. Una volta sentivo un gruppo senza necessariamente analizzare le percentuali di influenze da quel gruppo o da quell'altro. Oggi e' quasi sempre cosi'. O forse no, che io poi finisco sempre nel contorcermi nei discorsi, come dice Marco, pero' io gli avevo chiesto delle domande a Stefano, ma lui niente. Una volta a Milazzo dopo un concerto andiamo in un albergo pero' con solo due camere finite, alle altre mancavano ancora le finestre. Be' dopo un po' sento che la spina della stufa elettrica fa un rumore strano e prima che la potessi staccare scoppia e fa una fiammata che poi spengo con un asciugamano e allora noi siamo soli in questa specie di albergo e non c'e' nessuno tranne un tipo che non si e' capito se lavorava li' ma che comunque era impegnato nella sua camera percui.... ah, ma questo era con gli Angeli, e non con i Negazione, allora forse non interessa. Comunque per finire dopo un po' riusciamo a far arrivare il tipo del concerto che mi dice che l'impianto elettrico e' tutt'apposto e che non ci dovevamo preoccupare. Allora io non mi sono preoccupato e mi sono addormentato al freddo e al buio. Ma tranquillo. Ora non vorrei far sembrare ogni concerto come un avventura, perche' a parte le storie strane che capitano spesso pero', e' sempre tutto molto divertente. Una volta lo era di piu'. Forse dopo un po' uno si abitua. O forse le cose sono cambiate o sono io che sono cambiato. I Negazione sono cambiati di certo. Si sono moltiplicati, se cosi' si puo' dire. Ci sono articoli da tutto il mondo di storie musicali e non, e anche un libro che si chiama "A che ora e' la fine del mondo?", c'e' un pub ad Avigliana che si chiama La Crota, che vuol dire cantina..., e poi anche un gruppo che si chiama Angeli, ma mi sembra di averne gia' parlato.

E ora sono le tre e diciassette, e mi sa che e' meglio che vado a dormire perche' domani mattina dovrebbe arrivare il tipo a portarmi la bombola. Ma forse no.
Ciao

Roberto Tax Farano

Paolo Ferrari, Rumore n.68, Settembre 1997

Sono Angeli. Tre. Stanno a Torino. Suonano.Cantano. Parlano. Per tutti, Tax Farano, gia' chitarrista dei Negazione. Per argomenti.
Negazione-Angeli.
"Sono tornato a fare la cosa piu' bella del mondo. Finiti i Negazione ho fatto il giro del globo in un anno, poi ho affrontato l'esperienza Fluxus. Mi piacevano parecchio, mi piacciono ancora, ma sono stati una parentesi. Volevo fare una cosa piu' mia".
Perche' solo in tre. "E' stata in parte una combinazione, cercavo un cantante e non l'ho trovato, quindi canto io. Per il resto, chitarra, basso e batteria e' una scelta".
Cantare. "Dopo averci provato ho cominciato a prenderci gusto, e il risultato mi sembra soddisfacente. Io mi diverto, al gruppo piace, siamo tutti d'accordo".
Italiano. " Sull'album c'e' solo un brano in italiano perche' all'inizio non sapevo cantare, ed e' stato piu' semplice usare l'inglese. Poi, all'ultimo, ci ho provato in italiano, il 14imo pezzo. E' piaciuto, sta prendendo anche per radio. Ieri sera abbiamo suonato con i NoFx, abbiamo fatto anche un altro pezzo in italiano, 'Voglio di Piu', ma non e' un'ossessione".
Punk oggi. "Una volta un gruppo come Black Flag spingeva il furgone nel fango, oggi i NoFx girano su un bus della madonna. La differenza e' nella sofferenza. Comunque ci sono gruppi interessanti. Un altro discorso riguarda la gente. Ragazzi giovanissimi, mi fanno sorridere ma mi fanno strano. E' tutto diverso, forse sono io che sono vecchio a 30 anni, ma mi pare che qualcosa si sia perso".
Hardcore 1997. "E' la tensione che sento sul palco quando unizia un pezzo o quando si da' il one-two-three-four".
Strategie. "Cerchiamo una licenza in America e in Europa, voglio tornare a suonare in giro per il mondo".

 

Elio Bussolino, Fare Musica n.194, Dicembre 1997

Dopo una breve quanto intensa parentesi con i concittadini Fluxus, Tax ha fatto di nuovo punto e a capo: ritagliandosi un gruppo a sua misura e inventandosi persino un ruolo da cantante. Non senza qualche imbarazzo iniziale, cosi' come ha ammesso nella chiacchierata che segue.

Cominciamo facendo un passo indietro: che cosa non ha funzionato con i Fluxus?
"Per risponderti di passi indietro devo farne almeno un altro: in quel gruppo ci sono entrato spinto soprattutto da una gran voglia di riprendere a suonare dopo un anno e mezzo passato in giro per il mondo. Se a questo aggiungi ancora che, pur continuando a fare musica - collaborazioni con MGZ o sigle radiofoniche e colonne sonore-, era un sacco di tempo che non salivo piu' su un palco, puoi capire come mi prudevano le mani. L'opportunita' di tornare a fare concerti con un gruppo che tanto io quanto Marco Mathieu stimavamo c'e' sembrata molto stimolante e l'abbiamo colta al volo. Il problema e' che dopo qualche tempo mi sono accorto che quel progetto mi apparteneva molto poco e che sentivo sempre piu' forte il bisogno di fare qualcosa che fosse realmente mia. L'esperienza con loro e' stata comunque molto positiva: ne e' venuto fuori un disco senz'altro interessante e questo mi ha anche dato la possibilita' di approfondire la conoscenza di Iain Burgess e soprattutto di lavorare finalmente con lui".
Una separazione amichevole?
"Direi proprio di si': continuiamo a stimarci, dividiamo la medesima sala prove e abbiamo gia' avuto modo di suonare anche qualche data insieme".
E' solo da poco, tuttavia, che gli Angeli hanno trovato un assetto definitivo, vero?
"Si', e' solo da poco piu' di un mese che Marco Conti ha rilevato Luca Marzello al basso. Dei tre lui e' certamente quello con meno esperienza - prima stava in un gruppo chiamato Esterno d'Uovo, con il quale ha anche fatto uscire un mni Cd-, ma ci siamo subito trovati sulla stessa lunghezza d'onda, tant'e' che con lui abbiamo presto cominciato a lavorare su brani nuovi".
Com'e' che ti sei scoperto cantante: per intima e mai sopita passione o per stringente necessita'?
"
Mi piacerebbe dire che e' stato per passione: sai, io ho origini meridionali e la voglia di cantare l'ho sempre avuta dentro di me. Con i Negazione oltre il solito on-two-three--four non riuscivo ad andare: c'era sempre qualcuno che mi diceva di lasciar perdere e che alla chitarra me la cavavo molto meglio. In effetti, quando ho iniziato a pensare agli Angeli, ho anche provato a cercare un cantante, ma non ho trovato nessuno che si confacesse completamente all'idea che avevo in testa. Poi ho capito che la persona che cercavo non potevo essere altro che io e a quel punto mi sono fatto forza e mi sono buttato. Devo dire che con tutti i miei limiti di esperienza e di effettiva capacita', i risultati non mi sono sembrati cosi' drammatici. In ogni caso, so di avere ancora parecchio da imparare, ma e' una cosa alla quale mi applico piu' che volentieri".
Il vostro disco e' stato inciso in Francia e poi pubblicato da un etichetta siciliana: e dire che i torinesi hanno fama di essere persone che non amano molto allontanarsi da casa...
Be' poteva andare anche molto peggio: con i Negazione mi e' capitato di registrare il disco in Olanda e di essere distribuito da un etichetta tedesca.Il motivo per il quale abbiamo inciso il disco in Francia si chiama Iain Burgess: come ti dicevo, lo conoscevo gia' dai tempi dei Negazione - Theo Van Rock, vale a dire il fonico che aveva registrato il nostro disco, ci aveva consigliato proprio lui come produttore e in paio di occasioni c'eravamo anche incrociati in tour quando lui seguiva i Mega City Four - e poi era stato proprio lui a produrre il secondo album dei Fluxus. Per farla breve, quando gli abbiamo chiesto se era disponibile a registrare il nostro disco, eravamo ormai in rapporti di amicizia personale, cosi' che abbiamo accettato subito l'invito di andare ad inciderlo nel suo studio in Francia. Per quel che riguarda la Freeland e' stato Marco Mathieu a stabilire il contatto, dopo che io mi ero rivolto a diverse etichette in Italia e all'estero. L'esperienza con i Negazione e' stata un ottimo biglietto da visita: non solo erano interessati a pubblicare il nostro disco, ma ci hanno persino invitati a passare una decina di giorni al mare loro ospiti".
Ecco, ancora a proposito dei Negazione: quell'avventura ti ha certamente procurato un sacco di contatti utili all'estero. Pensi di averne approfittato nella maniera piu' conveniente fino a questo momento?
"Credo di no e conto proprio di farlo in futuro, anche se non e' cosi' semplice come potrebbe sembrare: di anni, intanto, ne sono passati diversi e le cose sono cambiate un po' dappertutto. Le stesse persone che abbiamo conosciuto allora o sono uscite dal giro o sono passate ad occuparsi di musica in contesti che al momento non sono davvero alla portata di un gruppo come gli Angeli".
La canzone in italiano che rompe la sfilza di titoli in inglese sul vostro album e' un episodio isolato ed estemporaneo o un punto di partenza?
"Ne' l'uno ne' l'altro. Lo chiamerei piuttosto un tentativo, una prova che ho voluto fare quando ormai avevamo raccolto quasi tutto il materiale per il nostro disco. Ho scritto tutti gli altri brani in inglese non perche' fossi intenzionato a rivolgermi prima di tutto al mercato estero, ma per la semplice ragione che non volevo complicarmi ancora di piu' la vita dopo aver preso anche la decisione di cantare. Con i Negazione avevo gia' scritto dei pezzi in italiano - il testo di Tutti Pazzi, ad esmpio, era mio-, ma se avevo poca confidenza con il canto, ancor meno ne avevo con dei testi in italiano. E' un Angelo mi ha per altro confermato quanto fosse difficile per me scrivere dei testi e ancor di piu' cantare nella mia lingua. Il mio timore piu' grande era quello che tutto finisse per suonare ridicolo e quella e' stata una preoccupazione che ho continuato ad avere fino a non molto tempo fa. In futuro credo che cantero' sempre piu' spesso in italiano e in effetti gli ultimi brani che ho composto sono in italiano, ma non vorrei che questo venisse interpretato come un espediente per ottenere maggiore attenzione da parte della stampa nazionale. La verita' e' che per me questo e' un terreno ancora tutto da esplorare, qualcosa che intendo sperimentare piu' a fondo e senza abbandonare del tutto l'opzione di cantare in inglese".
L'Italia sembra aver finalmente scoperto una scena rock autoctona. Credi che in questo quadro ci possa essere anche un po' di spazio per l'hardcore?
"Francamente non lo so, anche se non posso che auspicarlo, non fosse altro che per rendere un po' di giustizia a quello che per me e' stato il primo autentico fenomeno italiano capace di farsi conoscere all'estero, e sto parlando proprio dell'hardcore. Ovviamente mi fa piacere vedere che siano i CSI ad andare in classifica piuttosto che Paola & Chiara, ma in tutta sincerita' a me i CSI non piacciono, cosi' come non stravedo per i Marlene Kuntz o gli Afterhours. Non mi sembra che siano quelli i nomi piu' rappresentativi della scena nazionale, o almeno non lo sono sicuramente per me".
Ma si puo' effettivamente parlare di una scena hardcore nazionale cosi' come se ne parlava dieci-dodici anni fa?
"Molto probabilmente no. Come in qualsiasi altro ambito stilistico, anche nell'hardcore i confini si sono allargati moltissimo rispetto alla situazione che hai ricordato. I linguaggi oggi sono certamente piu' complessi: noise, techno, industrial, rap entrano ed escono dalle formule del rock piu' estremo a seconda di questo o quel gruppo. Quel che almeno per me e' certo e' che in giro puoi trovare gruppi molto piu' interessanti di quelli che sono passati ad incidere per una major e che magari finiscono anche in classifica. Non ne faccio un dramma, in ogni caso. Fino a prova contraria, sono convinto che ogniuno fa la musica che gli piace di piu'. A me piace fare la musica che faccio: se riesco a vendere un buon numero di dischi e' ovvio che sono piu' contento, ma nemmeno mi va di puntare tutto su quell'obbiettivo.
A quali gruppi alludevi un attimo fa?
"I primi che mi vengono in mente sono Meathead, One Dimensional Man, Turn, White Tornado... Sono tutti gruppi minori, senz'altro, ma molto piu' disposti di tanti altri a battere le strade della sperimentazione che passano per il rock piu' duro ed estremo. Senza dimenticare altri che su questo terreno si muovono da molto piu' tempo, come i Raw Power, per esempio".
A quando il prossimo disco?
Abbiamo gia' cominciato a raccogliere materiale nuovo e stiamo sondando le possibilita' di trovare una distribuzione adeguata anche all'estero. La previsione e' di uscire al piu' tardi entro l'autunno del prossimo anno".

 

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