Mucchio Selvaggio Settembre 1988

Un paio di mesi prima di questa intervista, vedendo suonare i Negazione alla vigilia della loro partenza per il tour europeo di due mesi, legato all'uscita di Little Dreamer, tememmo tutti il peggio. Fabrizio, batteria, aveva annunciato da poche ore che quello sarebbe stato il suo ultimo concerto. Al di là del fatto tecnico, peraltro tremendo nell'imminenza della tournée, preoccupavano gli effetti di quella defezione sullo spirito del gruppo, sulla sua profonda identità.
Oggi, a tour finito e con 5.000 copie dell'album già vendute, incontriamo due Negazione, Marco Mathieu e Roberto "Tax" Farano, decisamente in forma.

Il senso di appartenenza al gruppo è stato sempre fondamentale per i Negazione: come avete reagito all'uscita di Fabrizio?

Marco: I rapporti umani sono il nodo di un gruppo come il nostro. L'uscita di Fabrizio non è stato il primo problema di questo genere: ne avremmo fatto volentieri a meno, ma ogni volta che si sono superati ostacoli di questo tipo, i Negazione sono diventati più forti. Superare un tour europeo in queste condizioni è stato uno dei nostri maggiori successi.

Già, ma siete anche uno in meno rispetto all'inizio..

Marco: Si, ma nel momento in cui i tre rimasti riescono a portare avanti un progetto che prima era di quattro, quei tre valgono senz'altro più dei quattro di prima.

E' il famoso spirito dei Negazione che continua. Riuscirete a spiegare di che si tratta, per evitare che sembri qualcosa di élitario, per pochi iniziati?

Marco: Il nostro sforzo in questo momento è indirizzato proprio a spiegare in altri modi questa forza, per noi fondamentale in questi anni. Abbiamo sempre cercato di venire a contatto con persone estranee alle nostre esperienze. Lo spirito si riconosce tutti giorni, non solo dal palco o dai solchi del disco. E' la spinta che ci ha permesso di andare avanti in questi anni facendo musica in modo emotivo e umano.

Il batterista olandese che ha suonato nell'ultima torunée è da considerare nel gruppo a tutti gli effetti o ha rappresentato una soluzione transitoria, d'emergenza?

Tax: Nei due mesi insieme è stato uno di noi. Ci conoscevamo già, ed è stata un'esperienza positiva sia dal punto di vista umano che da quello musicale. Per il futuro, sia lui che noi dobbiamo riflettere. E' una situazione che ora possiamo affrontare con più calma.

Molti gruppi punk sono soffocati pur di non uscire mai e poi mai da un certo circuito. I Negazione invece si sono sempre dimostrati aperti a situazioni e progetti differenti. Attitudine o lungimiranza?

Tax: Bisogna innanzitutto capire che la chiusura punk verso tutto ciò che non apparteneva al circuito era una difesa. Rispettavamo questo atteggiamento, ma per noi venire a contatto con gente diversa da quella del solito giro è stato vitale fin dall'inizio.

Marco: Noi, i Negazione, abbiamo deciso di volta in volta cosa fosse più giusto fare. Non tutti hanno accettato, per esempio, la nostra scelta di andare spesso all'estero; per noi è stato molto importante e ci ha permesso di crescere, di esistere ancora oggi e, paradossalmente, di avere un notevole rispetto proprio dal pubblico e dalla critica italiani.

Cosa ha fatto la differenza tra i Negazione e centinaia di altri gruppi del movimento punk italiano che sono spariti?

Marco: Il fatto che i Negazione hanno le palle...

Tax: Ci siamo sbattuti tutti per creare e far circolare il nostro materiale, indebitandoci e rischiando di persona.

Marco: In quegli anni i gruppi si formavano o per lanciare messaggi politici o per divertirsi. Abbiamo cercato di concepire un gruppo fondato sull'amicizia tra quattro persone intesa come possibilità di esprimersi al di là di certi schemi. In realtà gruppi come il Declino, sciolto per altri problemi, e i Kina, hanno lavorato e lavorano con il nostro stesso spirito.

Il fatto di voler continuare implica che prima o poi essere i Negazione diventi un lavoro, che vi permetta di mangiare...

Marco: Vogliamo dimostrare che si può sopravvivere col gruppo senza necessariamente vendersi. Guarda i D.O.A. e i Toxic Reasons, rispettivamente canadesi e statunitensi: vita sulla strada, tour su tour in tutto il mondo senza certo arricchirsi. Adesso, per esempio, è stato importante tornare in Europa e suonare in posti di maggiore prestigio rispetto ai tour precedenti, ma sempre alle nostre condizioni. In quei locali c'era gente nuova. Lo stesso vale per i dischi: non si può continuare a far finta che non esista un mercato discografico. Chi ti conosce attraverso una copia dell'album comprata, magari ad un prezzo maggiore, in un grande negozio, viene a sapere che esisti e un giorno, ad un tuo concerto, potrà capire che si possono vendere i dischi anche a un prezzo politico.

Tra spirito e aspirazioni, comunque, c'è spazio per una notevole voglia di scherzare, magari in stile truzzo-coatto...

Marco: Siamo fatti così, forse un po' infantili, ma veri. Non si può passare tutto il proprio tempo a cagare sentenze: se si sa ridere, essere se stessi senza il problema di un ipocrita rigore da mantenere, si è più efficaci e credibili anche al momento di fare le cose grandi.

Quali gruppi vi sentite vicini?

Marco: In Italia i CCM, purtroppo fermi, e i Kina. E stato molto bello incontrarli in tournée all'estero. Qui a Torino siamo molto legati ai Jester Beast.

E quali sono i vostri amori musicali?

Marco: Anche in questo i Negazione sono un gruppo difficile da catalogare. Io amo i Led Zeppelin e ascolto tanto metallo, dai Black Sabbath ai Metallica. Zazzo è un fan dei Ramones, oltreché un collezionista di dischi italiani degli anni '60. Tax è legato ai Beatles e ascolta rap già da un po' di anni.

Si parla di un vostro tour americano ormai imminente...

Marco: E un'ipotesi legata all'uscita di Little Dreamer negli USA, che dovrebbe avvenire, su licenza, in estate. Noi dovremmo andarci in autunno e suonare con un gruppo americano ancora da definire. Lo stesso meccanismo dovrebbe portarci in Australia e in Giappone.

Si è detto che potreste ambire all'eredità degli Husker Du...

Marco: Beh, veramente ci manca un batterista che si faccia, poi ....

Tax: Poi finalmente avremmo qualcosa in comune con gli Husker Du!

Si sono mai verificati episodi di violenza ai vostri concerti?

Tax: No. Con altri gruppi ho visto parecchie risse negli stessi posti in cui suoniamo noi, ma ai nostri concerti non succede. Spero che non sia un caso, che dipenda anche dal nostro atteggiamento.

Con una cassetta, poi ristampata su disco, 2 singoli e 2 lp, i Negazione hanno superato le 18.000 copie. La loro musica è dura, ma pochi altri sanno essere così dolci. C'è sempre più gente a cui viene la pelle d'oca appena li si nomina. I piccoli grandi sognatori, in fondo, sono ovunque.

Paolo Ferrari