Tirreno 7/3/90

Pisa - Erano attesi da molto i 'Negazione', dalle nostre parti. Conosciuti nell'ambiente musicale come uno dei gruppi più originali e sinceri dell'intero panorama italiano, hanno, nella nostra regione, un folto seguito di appassionati. Per il concerto che si è tenuto due settimane fa al "Macchia Nera" di Pisa sono accorsi fans da tutta la regione e anche "delegazioni" da fuori.
La band si è resa subito disponibile per una intervista che non riguardasse i soliti luoghi comuni: i 'Negazione' li incontro subito dopo il "live" terminato con un'ovazione del pubblico, scatenato in cerca di "gadgets" ed autografi.
La chiacchierata è retta soprattutto da Marco, bassista e grande parlatore.

Ormai suonate da dieci anni, per avere un'idea della vostra attività instancabile, quanti concerti effettuate in un annno mediamente?

"Siamo in concerto praticamente tutte le settimane. Abbiamo avuto un periodo di "ferma" a causa di alcuni problemi di formazione, non riuscivamo a trovare un batterista stabile. Adesso con l'entrata di Jeff Pellino, abbiamo ripreso a ritmo continuo. In media facciamo circa 200 concerti all'anno, un pò in tutta Europa, anzi forse più all'estero, dove esiste un vero e proprio circuito organizzato, che in Italia. A noi piace suonare dal vivo, più suoni più sei affiatato, più rendi nei confronti di chi ti ascolta".

Cosa significa suonare in Italia, quali problemi esistono?

"Verso la metà degli anni Ottanta la situazione era diversa, c'era una "scena" in crescita, un vero e proprio capillare movimento, con locali a disposizione. Adesso in giro c'è troppa illusione, molti gruppi credono subito di arrivare a suonare, manca la professionalità, non solo da parte di artisti, ma soprattutto da parte di chi dovrebbe occuparsi delle infrastrutture. Suonare in Italia significa adattarsi a qualsiasi situazione che si presenta, bella o brutta, l'importante è lavorare con tanto entusiasmo, come questa sera, dove il pubblico era composto anche da giovanissimi venuti da lontano apposta per vederci".

Qual è il vostro rapporto con, il resto della "scena", se così vogliamo chiamarla per comodità, musicale italiana e cosa ne pensate dell'attuale situazione?

"Adesso la diffusione, grazie ad una serie di strumenti è molto più capillare. I maggiori fermenti, comunque, si riscontrano più nelle piccole città, nella periferia, che nelle grandi metropoli.. E' da qui che nascono nuovi stimoli, la voglia di cercare cose nuove, la voglia di sapere, conoscere. Noi con il nostro lavoro continuo cerchiamo di dare un messaggio diretto a queste persone, cerchiamo di far conoscere nuove idee, poi sta a chi riceve cercare ulteriormente altra conoscenza. Per quanto riguarda gli altri gruppi musicali italiani il discorso sarebbe lungo. - Comunque vogliamo chiarire la nostra netta divisione rispetto a gruppi come i 'Litfiba', con cui non abbiamo nulla in comune, e anche rispetto a meeting e rassegne che vengono organizzate da associazioni nazionali, come l"Independent'. Festivals che non ci interessano e che rispondono a classici schemi di tradizione politica. Altro grave danno alla musica italiana è certamente apportato dalle riviste specializzate che per vari motivi non riescono a fare una seria critica, le recensioni sono quasi sempre il risultato di compromessi e sono viziate, spesso, da puri interessi personali. Chiaro che il pubblico poi si stanchi di essere preso in giro e non compri dischi di gruppi italiani".

Per concludere, volete dire quale genere musicale suonate e se ha senso parlare di un genere?

"Siamo quattro elementi ed ognuno ha una sua diversità, il suono che ne scaturisce è la sintesi di queste menti, poi se ci sono dei riferimenti non sta a noi dirlo».

(Luca Doni)